I fatti accaduti nel luglio del 2001 a Genova durante il G8 sembrano dovuti, ad una lettura superficiale, a 3 attori principali le cui caratteristiche appaiono semplici e definite: i buoni cioè la polizia, i cattivi cioè i famigerati “Black Bloc” e gli innocenti che erano rappresentati dalla stragrande quantità di persone che manifestavano le loro idee pacificamente. Cercando però di capire meglio cosa sia davvero accaduto in quei giorni di pianificata follia appare evidente che l’immagine di un paio di questi attori risulta appannata, non ben definibile e quasi sovrapponibile.
I cattivi vestiti di nero, infatti, compaiono dal nulla, scompaiono nel nulla, sono spesso fortunati perché non visti dai buoni possono agire indisturbati e, con i loro antagonisti, sembrano addirittura due mani attaccate allo stesso corpo. Chi è stato davvero colpito, neanche a farlo apposta, sono stati i manifestanti pacifici, l’attore innocente, subendo repressione, violenza, intimidazione e soprusi culminati nell’irruzione alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto e portando a pensare i maliziosi, come il sottoscritto, che l’obiettivo da abbattere fosse proprio questo, quasi come fosse una prova generale su come schiacciare i dissidenti o un avvertimento nemmeno tanto nascosto su quali possano essere le conseguenze di un non allineamento sulla linea politica e sociale decisa dall’alto. Come siano davvero andati i fatti di quei giorni è spiegato molto bene da questo documentario ma per ciò che riguarda il motivo reale, per le strane similitudini verso altre vicende italiane e non, per il modus operandi di “buoni” e “cattivi” spetta solo a voi farvi un’idea plausibile. Il mio pensiero, se mi conoscete, lo sapete già.
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