FIlosofo e pedagogista austriaco. Studia al Politecnico di Vienna e successivamente si dedica a indagini sulla storia letteraria e sulle scienze naturali. Scrive diversi studi su Goethe del quale rimane entusiasta. Alla fine dell'Ottocento fa il suo incontro con la teosofia fondata dalla signora Blavatsky, un campo dove produce opere fondamentali. Questo movimento assume in Steiner un carattere più intellettuale di quello che avesse in precedenza. Nel 1913 fonda un movimento proprio, l'antroposofia. Con questa si propone di portare l'uomo attraverso una conoscenza superiore a una superiore moralità, ma la base utopistica di tale movimento la rende presto suggestiva, illusoria e inefficace.
Tra le sue opere principali si ricorda La mistica, Come si consegue la conoscenza nei mondi superiori, Dell'enigma umano e Degli enigmi dell'anima.
L’autore espone in questo libro la tesi secondo la quale in ogni uomo esistono facoltà – che egli descrive come ordinariamente latenti – le quali, se opportunamente destate, permettono all’uomo stesso di acquisire conoscenze sui mondi superiori. Nella prima parte del testo egli indica le modalità pratiche per adoperarsi nello sviluppo di tali facoltà, supportando tali indicazioni con un’ampia descrizione di matrice teorica. L’invito al risveglio di tali facoltà è esplicitamente rivolto ad ogni essere umano; l’autore afferma infatti che per acquisire la conoscenza e la capacità nei mondi superiori non esistono ostacoli per chi conduca seriamente la ricerca. L’avvio lungo questo cammino presuppone tuttavia un ben determinato atteggiamento dell’anima: esso consiste nella venerazione, nella devozione di fronte alla verità ed alla conoscenza. Ogni sentimento di vera devozione che si sviluppi nell’essere e nella sua anima smuove infatti – sostiene l’autore – forze che condurranno al progresso nella conoscenza. Si tratterà dunque di autoeducarsi come ora indicato smorzando e, successivamente (per quanto possibile), eliminando in radice la critica, il giudizio, la disposizione a sentenziare che sono propri di un essere non affine alla venerazione della conoscenza. Nel testo viene anche chiarito come operi il rapporto tra sentimenti votati alla venerazione della conoscenza e acquisizione delle facoltà proprie alla percezione dell’esistenza di mondi superiori. Sebbene infatti l’uomo ordinario stenti a credere che sentimenti come il rispetto e la venerazione possano condurre alla conoscenza, l’autore dimostra nel testo come il nesso tra tali atteggiamenti e la conoscenza sia rinvenibile nella circostanza oggettiva che è l’anima a conoscere, e per l’anima i sentimenti sono comparabili alle sostanze nutritive per il corpo.